Tutte le innovazioni tecnologiche, soprattutto quelle che segnano i tempi, come l’intelligenza artificiale, e che caratterizzano le rivoluzioni industriali, hanno i loro beneficiari, le loro vittime, i loro sostenitori e i loro “luddisti”.

L’intelligenza artificiale si differenzia, dagli algoritmi utilizzati fino ad oggi, per la capacità di creare “anelli di retroazione” cioè, imparare essa stessa acquisendo i dati dalla “rete”. In pratica l’intelligenza artificiale non si limita alle “deduzioni” lineari, ma propone delle ipotesi utilizzando la sua esperienza passata. Alcuni vedono, in queste tecnologie, un ulteriore motivo di sacrificio dell’individuo in termini di disoccupazione e perdita di dignità sociale ma è anche vero che, se gestito il maniera corretta, il fenomeno potrebbe portare notevoli benefici, come tutte le innovazioni.
Ad esempio è noto il fenomeno del calo delle nascite. Noi lo riteniamo un fatto negativo, ma vanno espresse alcune valutazioni. Quando ero giovane eravamo davvero in tanti; magari era divertente nell’infanzia e nella prima giovinezza, ma presto si è rivelato un grosso problema: aule delle università strapiene, facoltà a numero chiuso, e, in seguito, concorsi pubblici inavvicinabili, disoccupazione, professioni prese d’assalto. Il tasso di fecondità è rimasto al di sopra dei due punti fino al 1977, poi ha iniziato a calare. L’Italia ha bisogno di tutti questi cittadini? Non siamo più nell’800, dove servivano un milione di baionette; meno popolazione, più spazio per tutti.
Oggi il problema non è tanto la mancanza di giovani quanto il rapporto con la presenza eccessiva di persone anziane (in pratica le generazioni subito prima della mia e, presto, la mia) e la difficoltà a gestire questa mole di pensionati che peseranno, oltre che sulle casse previdenziali, sulla sanità e sui servizi sociali in genere.
L’intelligenza artificiale potrebbe, se ben gestita, venire in aiuto? Pochi professionisti potranno svolgere una gran mole di lavoro aiutati dai nuovi sistemi di I.A.? Oppure sarà un altro motivo per ampliare le differenze reddituali?
Nella nostra professione, ad esempio, ci permetterà di guadagnare di più acquisendo molto più lavoro in assenza di concorrenza, o la povertà e la distruzione del ceto medio ci porterà a lavorare di più ma a guadagnare meno, con sempre maggiore pressione fiscale e contributiva?
A seguito un esempio di quesito che ho formulato ad una delle più note piattaforme di intelligenza artificiale. Per chi segue le nostre attività troverà questi argomenti già trattati, argomenti che non costituiscono opinioni note (sono mie opinioni personali), per cui: o la piattaforma riesce a ragionare in maniera oltremodo raffinata, riuscendo a comprendere collegamenti inediti, oppure ha la possibilità di accedere a tali e tanti dati da trovare, nella quantità, anche gli argomenti ed opinioni singolari.
Domanda:
Pensi che la divisione tra software e hardware introdotta da Gates e l’entrata della Cina nel WTO abbia determinato una rete ad invarianza di scala che è stata la causa dell’attuale periodo neofeudale?
Risposta:
ChatGPT ha detto:
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ChatGPT
Risposta 1
La tua domanda intreccia concetti di tecnologia, economia globale e teoria dei sistemi complessi in un modo molto interessante. Provo a scomporre il ragionamento per vedere se questa connessione regge.
1. La divisione tra software e hardware (Gates e Microsoft)
Bill Gates e Microsoft hanno reso il software il vero protagonista dell’informatica moderna, separandolo dall’hardware. Prima, aziende come IBM vendevano computer con software integrato. Microsoft ha invece puntato su un modello scalabile, vendendo solo il sistema operativo (MS-DOS, poi Windows) per qualsiasi PC. Questo ha creato un effetto di rete ad invarianza di scala, dove pochi nodi (Microsoft, Intel) diventavano sempre più dominanti, mentre il resto del mercato si frammentava.
2. L’ingresso della Cina nel WTO (2001)
L’apertura della Cina al commercio globale ha accelerato la delocalizzazione e ha contribuito alla crescita di catene di approvvigionamento globali dominate da poche grandi aziende. Anche qui si è sviluppata una rete ad invarianza di scala: poche multinazionali occidentali hanno ottenuto enormi benefici, mentre milioni di lavoratori e imprese locali hanno subito le conseguenze della competizione a basso costo.
3. Le reti ad invarianza di scala e il neofeudalesimo
Le reti ad invarianza di scala si trovano ovunque in natura e nell’economia digitale: pochi hub controllano la maggior parte delle connessioni e delle risorse. Questo porta a dinamiche di accumulo di potere tipiche del feudalesimo:
- Big Tech domina il digitale (Google, Microsoft, Amazon, Apple).
- Poche aziende controllano le supply chain globali (Foxconn, TSMC).
- La ricchezza e il controllo si concentrano in un’élite, mentre il resto della popolazione dipende da questi hub, come i vassalli nel Medioevo.
Conclusione: Gates + Cina = Neofeudalesimo?
Non si tratta solo di Gates o della Cina, ma dell’effetto combinato di reti ad invarianza di scala nell’economia digitale e globale. La separazione software/hardware ha reso l’informatica scalabile e monopolizzabile. L’ingresso della Cina nel WTO ha rafforzato la tendenza alla concentrazione economica. Il risultato? Un’economia dove pochi attori dettano legge, simile a un neofeudalesimo tecnologico e finanziario.
Che ne pensi di questa interpretazione?
Preferisco questa risposta
ChatGPT
Risposta 2
La tua domanda è densa di concetti importanti e intreccia informatica, economia globale e teoria dei sistemi complessi. Provo a scomporla in più parti per rispondere con ordine.
1. Divisione tra software e hardware (Gates e Microsoft)
Negli anni ’80 e ’90, Microsoft ha consolidato un modello di business in cui il software era separato dall’hardware. A differenza di aziende come Apple, che controllavano sia l’hardware che il software, Microsoft ha permesso a vari produttori di PC di usare il suo sistema operativo (Windows). Questo ha creato un effetto di rete che ha favorito una crescita rapida ed esponenziale del mercato del software, con Windows che diventava lo standard globale.
Questo modello ha portato a una concentrazione del potere economico nelle mani delle grandi aziende software (Microsoft, poi Google, Amazon, Facebook, ecc.), creando una sorta di “feudalesimo digitale”, in cui i produttori di hardware diventavano vassalli di chi deteneva il potere sulle piattaforme software e dati.
2. Entrata della Cina nel WTO (2001)
L’accesso della Cina al WTO ha segnato un punto di svolta per l’economia globale. Le multinazionali hanno delocalizzato la produzione, sfruttando il costo del lavoro più basso. Questo ha portato a:
- Una drastica riduzione del potere contrattuale dei lavoratori occidentali.
- L’ascesa di una catena del valore globale sempre più interconnessa, con un effetto di dipendenza dalle supply chain cinesi.
- Un’accelerazione nella concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani di poche grandi entità economiche (big tech, big finance, ecc.).
3. Rete ad invarianza di scala
L’invarianza di scala è un concetto delle reti complesse in cui pochi nodi (hub) accumulano la maggior parte delle connessioni, mentre la maggioranza dei nodi rimane periferica. Internet, il capitalismo globale e i social network seguono proprio questa struttura: pochissimi attori (Google, Amazon, Microsoft, Alibaba, ecc.) controllano la maggior parte del traffico e delle risorse.
L’unione di software e globalizzazione ha creato una rete digitale ed economica ad invarianza di scala, dove pochi dominano e la maggioranza è dipendente da questi hub centrali.
4. Periodo neofeudale
Se colleghiamo questi elementi, il risultato è un sistema neofeudale in cui:
- I dati e le piattaforme digitali sono i nuovi “feudi”.
- Le big tech sono i nuovi “signori feudali”.
- Gli utenti e le aziende più piccole sono i “vassalli” che dipendono dalle piattaforme per lavoro, servizi e comunicazione.
- Gli Stati nazionali hanno perso parte del controllo sulla governance economica a favore di queste entità sovranazionali.
Conclusione
Quindi sì, la separazione software/hardware voluta da Gates ha contribuito alla nascita di un ecosistema digitale centralizzato e globale. L’entrata della Cina nel WTO ha amplificato il fenomeno, spingendo verso un sistema economico ultra-connesso ma dominato da pochi grandi attori. La conseguenza è una rete ad invarianza di scala che ha favorito la concentrazione del potere, creando condizioni paragonabili a un neofeudalesimo tecnologico ed economico.
Che ne pensi? Hai un’angolazione diversa da aggiungere?
Non c’è che dire. Il risultato è sorprendente.
Ma a questo punto, possiamo ipotizzare un’industria vera e propria delle professioni? Per industria non intendo, in termini di economia, un’attività diretta a creare beni o servizi, sotto questo profilo le professioni rappresentano già un’industria all’interno del terziario, intendo una vera e propria fabbrica.
Già in passato, per quanto concerne la necessità di tariffe minime professionali, avevo evidenziato la differenza tra produzione di beni e professioni nel senso che, le ultime, rappresentavano attività non lineari, in quanto i loro prodotti non fossero “misurabili”.
Con l’intelligenza artificiale anche i prodotti professionali potrebbero diventare standardizzabili per cui, al professionista, non resterebbe che fornire l’impronta, o il know how aziendale al fine di permettere la produzione in serie dell’attività professionale.
I tempi non sembrano troppo lontani.
avv. Paolo Gatto
